Di Daria Bignardi ho gia’ letto
- Non vi lascerò orfani, 2009.
- Un karma pesante, 2010.
- L’acustica perfetta, 2012 vedi blog post
I primi due mi erano piaciuti ma non avevo ancora la passione per le recensioni e cosi’ per scriverne una recensione li dovrei rileggere. Mi fermo a scrivere una recensione quando mi manca 20% a finire il libro per fare una pausa e non finirlo subito. E per non svelare la fine.
Il Kindle mi ha cambiato la vita perche’ una domenica di inverno come ieri posso dire – oggi mi compro un libro in italiano e me lo leggo tutto. A chi ha Feltrinelli sotto casa questo sembra una cosa normale come aprire il rubinetto e bere un bicchier d’acqua per chi ha il rubinetto e il bicchiere. Ma io che vivo al 60 parallelo da venti anni e prima i libri in italiano li dovevo trasportare, chiedere, aspettare, ordinare, questo e’ per me un lusso come se dal rubinetto ci uscisse il prosecco o il vino novello, o il succo di limone appena spremuto.
L’amore che ti meriti e’ un inno a Ferrara. Citta’ che io ho visitato in gita scolastica nel 1982. Anche noi come la protagonista prendemmo in treno da Bologna a Ferrara. Anche a me Ferrara sembro’ tanto distante e diversa da Bologna, io la paragonai a Lucca.
La Bignardi scrive come vorrei scrivere io e quando Antonia cerca lo zio Maio spero con tutto il mio cuore che lo trovi e riesco a rivedere noi a Ferrara, con Augusto sempre battagliero che mi prende in giro che non trovo il castello che ce l’abbiamo davanti. E leggo e spero che anche io rivedro’ tutti quando arrivo su al castello.
Il libro in certi punti e’ tirato via, ora e’ vero che lo devo ancora finire, ma e’ tirato via perche’ mescola il problema della droga a quello dello sterminio degli ebrei, e il figlio che non e’ forse del padre e i due Vincent che spuntano dal nulla danno uno stampo e’ un po’ caotico. Metti troppa carne al fuoco, avrei detto se a scrivere fosse stata la Laura. Pero’ Ferrara la fa vedere e vivere anche a una come me che e’ Ferrara c’e’ stata una volta in un passato remoto solo un anno dopo la strage alla stazione di Bologna e il buco alla stazione di Bologna sembrava normale, e io guarda caso avevo 17 anni e per citare la Bignardi “Avevo diciassette anni, non lo sapevo che eravamo felici”.