Quando: 1992
Dove: Stazione di Torino Porta Nuova
Sono passati più’ di cento anni dall’unità’ d’Italia. Eppure durante il viaggio dalla Toscana al
Piemonte, nello scompartimento pieno di fumo, di odore di frittata e dei pannolini di un paio
di bambini partiti tante ore fa da una località’ del sud, un vecchio signore mi ha parlato per
ore della Bella Rosina, del re di Italia, del Granducato di Toscana. Ha detto che la Bella
Rosina, la ganza del re, come l’ha chiamata lui, era un’alfabeta e invece le donne in Toscana
votavano sin dalla metà’ dell’800. La storia letta sui libri di storia non mi e’ mai entrata in
testa. La storia l’ho imparata dai romanzi e dai discorsi della gente, che nel bene e nel male
sto sempre a ascoltare.
Non so niente della Bella Rosina e non saprei nemmeno dove controllare le informazioni che
mi ha dato il vecchio signore, non c’è’ wikipedia e nemmeno la rete Web. Sono una
dottoranda di ingegneria e non sono’ nemmeno laureata in Ingegneria ma in scienze
dell’informazione, scrivo articoli scientifici sullo sviluppo del software e insegno la
programmazione a studenti di pochi anni più’ giovani di me. Non ho ne’ la TV ne’
l’enciclopedia nella mia mansarda in affitto di 22 metri quadri in un appartamento poco
distante dal Po e dal Valentino. Non ho idea di quando le donne hanno iniziato a votare. So
di essere una delle poche dottorande ragazze del sesto ciclo di dottorato in ingegneria al
politecnico di Torino. Di questo non mi preoccupo. Mi preoccupo di riuscire a insegnare, a
scrivere, a camminare dalla stazione alla mansarda sotto i portici di Corso Vittorio, con la
borsa stretta sotto il braccio e la mano dentro la borsa a stringere forte le chiavi.
Quando: 1976
Dove: Scuola Media Renato Fucini, Pisa
Non abbiamo più’ la maestra, ma i professori. La professoressa di lettere e’ quella che conta
di più’, poi ci sono quella di matematica, di tedesco, di ginnastica, di applicazioni tecniche.
La classe e’ mista. Per applicazioni tecniche siamo separati, ma solo per il primo anno, ci
fanno cucire e ricamare. A me riesce perché’ la mia prozia che era maestra di taglio e cucito
mi ha insegnato. A lavorare la balza invece non mi riuscirà’ mai.
Le professoresse sono laureate. Nella mia famiglia nessuna donna si e’ mai laureata, anche
se il babbo dice che la sua nonna, che era una maestra aveva studiato a Nizza.
Leggiamo un libro di antologia, ci sono le storie di Martin Luther King e di Gandhi. Queste
storie mi cambiano la vita. Tante volte ho cercato su internet il nome di quella antologia. Non
riesco a ricordarlo il titolo e non riesco a trovarlo. Non ricordo adesso chi erano gli altri
personaggi, ne’ ricordo se c’era una donna tra questi personaggi.
Vedo su una rivista a casa della nonna, che in Italia abbiamo una prima donna vigile.
Si e’ votato da poco per Il Referendum sul divorzio. Mi sforzo di capire, mia sorella dice “votate
no”, pensa che se vincerà’ il divorzio tutti si dovranno divorziare. Il babbo, diventa piano piano
avvocato divorzista. Dice, il babbo, che quelli che si divorziano la colpa e’ sempre al 50% e se le
pareti fossero di vetro, si vedrebbe che in tutte le case ci sono problemi. Lui, il babbo non vuole
che stiamo svestite nemmeno in casa e fuori di casa, fosse per lui non andremmo fuori senza
calze nemmeno di estate.
Quando: 1978
Dove: nel bagno dell’appartamento di Via dell’Aeroporto
Tutte le mie amiche sono sviluppate. Persino mia sorella di due anni più’ giovane ha avuto le
prima mestruazioni. Io no. Io che leggo di Gandhi e Martin Luther King, che sto per scoprire la
Fallaci, non ho ancora le mestruazioni. La mamma dice che quando vengono le mestruazioni,
una deve stare attenta che può’ rimanere incinta e che ci scioglierà’ la pillola nel caffè e latte. Mi
vengono le mestruazioni nei giorni in cui viene approvata la legge 194, la legge sull’aborto. Le
donne giovani sfilano in piazza e bruciano i reggiseni. Inizio il liceo classico, ho tredici anni e
mezzo, le mestruazioni iniziano irregolari. Foto di me tredicenne, ce ne sono poche. Mi ha
sempre colpito il divario tra la percezione antica di una ragazza che si vedeva brutta con le
orecchie a sventola e ignorante e la tenerezza che provo adesso per quella bambina magra, con
quella luce negli occhi che certo capiva poco delle difficoltà e dei pericoli dentro e fuori di lei.
Quando: 1981
Dove: in Via Tesio a casa dei miei
Il babbo dice che il diritto d’onore e’ stato abrogato. Ora il marito che uccide la moglie fedigrafa,
non può’ più’ ottenere sconti sulla pena. Non ci posso credere che esistesse una legge del
genere. Per fortuna non aveva capito prima che fosse abrogata. Ora quaranta anni dopo penso
che ho vissuto 16 anni della mia vita in un paese in cui le mogli infedeli potevano essere uccise.
Per la prima volta ho un ragazzo. E’ Nicola, ha un anno più’ di me. E’ uno dei miei compagni di
classe. In classe le più’ brave sono ragazze. I ragazzi sono otto. Uno di loro Augusto e’ sempre
stato innamorato di me, da quando abbiamo iniziato e io avevo tredici anni e pesavo quaranta
chili. Ora ho sedici anni, peso quasi sessanta chili, ho smesso di nuotare e non mi interessa la
scuola. Ho iniziato a fumare sin dalla mattina. A Nicola da’ noia il fumo. Non abbiamo tanto in
comune, camminiamo passeggiate interminabili per la citta’. Vado in montagna con la mamma, le
mie sorelle e altre amiche. Conosco un ragazzo di ventun anni. Mi innamoro di lui e lascio
Nicola. La mamma ci rimane malissimo. Lei credeva che sarei stata con Nicola per sempre.
Inizia a mettermi i bastoni tra le ruote perche’ non vuole che incontri il nuovo ragazzo che e’
troppo vecchio, lavora e non va all’università’. La mia mamma ha sposato il suo primo fidanzato.
Da li’ si apre una voragine tra lei e me. Non capisco lei e non capisco bene cosa fare. A scuola
vado male, rischio di essere rimandata. Non mi sfiora mai nemmeno il pensiero che se fossi
stata un maschio avrei avuto piu’ liberta’. Traduco dal greco e dal latino, svogliatamente ma
traduco. Leggiamo Schopenhauger, Kant e Kirkegård. I metodi educativi sono antichi, per lo piu’ i
professori ci interrogano e la maggior parte di noi sta li’ alla cattedra a farfugliare e viene quasi
preso in giro, ma le idee circolano.