I libri dell’ #estate2017 @TommasoAvati #Stefansson

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Oggi e’ una magnifica giornata di sole e nessun norvegese che si rispetti si siederebbe al computer o almeno ammetterebbe di farlo. Io sono stata per ore a leggere al sole sul mio terrazzino e ora, alla faccia dei norvegesi e del sole scrivo dei libri che ho letto quest’estate. Parto da quello che sto leggendo: Arv og Miljø di Vigdis Hjort. Il messaggio arriva forte e chiaro: Cosa vuol dire essere una persona sana di mente e cosa fare, dire, non dire, non fare, non lasciare per cercare di rendere sani di mente quelli che ti circondano e che erediteranno da te? Lo consiglio a chi legge il norvegese e forse sara’ anche tradotto almeno in inglese.
La rivelazione dell’estate e’ stato l’islandese Stefansson. Ho iniziato a ascoltare Fish have no feet come audiolibro, ma non ci capivo niente. Non capivo, ma capivo che ne valeva la pena. Allora l’ho acquistato come libro e l’ho letto. Leggi, rileggi, scrivi i nomi sui pezzettini di carta: Ari, Margret (la nonna), Nordfjordur (il paese della nonna e del nonno Oddur e il prozio Tryggvi). Svartlavik e il paesaggio nero di lava, e il cugino Asmundur, la moglie Tora, il babbo, tutti gli zii e le zie, le amiche di gioventu’. La protagonista e’ certamente l’Islanda, paese di cui so pochissimo, che mi appare come una Norvegia all’estrema potenza perche’ ha pochi abitanti, che sono stati poveri fino a pochi anni fa. In Islanda fino agli anni 80 non era nemmeno legale la birra, l’Islanda non e’ nella comunita’ europea. La lingua islandese somiglia al norvegese, il libro avrei dovuto leggerlo in norvegese. Non ho capito chi e’ l’io narrante, nemmeno se e’ un uomo o una donna, e allora la continuazione l’ho comprata in italiano (Grande come l’universo). Ma mi sono arenata. Ora abbiamo ordinato il primo libro in norvegese e ripartiro’ da li’. Stefansson, ora scrivo un grande complimento, mi sembra a volte un misto tra Elena Ferrante e Karl Ove Knausgård ma attenzione mi piace molto meno. Knausgård lo leggerei anche in Braile.
Gert Nysgårdhaug, come ho gia’ scritto non mi e’ piaciuto. Concita e Alice Munro le ho gia’ lette da tempo ma figurano qui perche’ tra un libro e l’altro rileggo. Rileggo i racconti della Munro, certo anche quelli difficili, ma sono bellissimi. Diamine, direte voi, ha preso il premio Nobel.
Cristina Comencini col suo Essere Vivi mi ha deluso. Almeno l’ho letto tutto di un fiato sul Torino Monaco e Monaco Copenhagen. Piu’ che essere vivi, dovrebbe intitolarsi le madri morte. L’ho trovato grottesco, sia nelle scene di lei bambina che nelle scene che seguono la morte della mamma, ma sono belline le descrizioni della Grecia, e e’ molto semplice. Non ti serve certo annotarti i nomi.
Ogni citta’ ha le sue nuvole lo consiglio. Mi piace lo stratagemma del padre ucciso. Mi piace l’italiano spiritoso, le descrizioni mai patetiche degli anni 80. Mi piace l’idea e il messaggio che anche i morti resuscitano e che i finali e le relazioni si possono riscrivere.
Ora ritorno a leggere Arv og Miljø.

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